È curioso provare a capire come funziona la mente umana. Quando diventiamo grandi non serbiamo tantissimi ricordi della primissima infanzia. Certo, ci sono i ricordi più cari, quelli più belli, che magari continuano a vivere nella nostra memoria grazie ai racconti di genitori e nonni che, avendoli vissuti da più grandicelli, possono narrarci meglio quello che combinavamo da piccini. Se il nostro cervello a un certo punto della vita fa una vera e propria cernita dei ricordi, per fare spazio probabilmente a pensieri più recenti e non “esplodere”, ecco che opera in modo decisamente più subdolo per quei flashback che ci perseguitano. Come i regali non ricevuti da bambini.
“Caro Babbo Natale, quest’anno sono stata molto brava e vorrei tanto un Cicciobello”
Tutti abbiamo un dono che non abbiamo ricevuto da piccoli e che continua a riemergere nella nostra memoria come ricordo doloroso di un momento triste. Io ad esempio ho sempre chiesto a Babbo Natale Cicciobello. Io volevo con tutta me stessa un bambolotto Cicciobello. Ma chissà perché non è mai arrivato.
Santa Claus mi portava sempre la seconda o terza scelta della letterina, perché una volta era più severo e mica gli bastava solo una richiesta. Doveva avere più opzioni. E non ti portava mai la prima. Visto che Babbo Natale sembrava non sentirci da quell’orecchio (che fosse un po’ sordo vista l’età?), ci ho provato anche con la Befana, Santa Lucia, mamma, papà, nonni, zii, vicini, amici e persino con il panettiere sotto casa. Io volevo un Cicciobello. Anzi, io volevo un Cicciobello tutto mio; perché in casa un bambolotto da coccolare e curare già c’era. Ma era di mia sorella. La maggiore. E guai a toccarglielo. Perché io non l’ho avuto? È il pensiero che mi tormenta da allora…
Il primo Cicciobello… di mia sorella!
Roberto, così si chiamava il Cicciobello di mia sorella, le era stato regalato dai nostri genitori e dalla nonna quando ha saputo che sarei arrivata io. E no, non era molto contenta della cosa. Anche perché lei si aspettava un maschietto, Roberto, appunto. E invece sono nata io, una femminuccia che le avrebbe rubato bambole, vestiti, scarpe. E così mamma e papà, per tenere buoni i suoi istinti non proprio gentili nei miei confronti da sorella maggiore ferita per l’arrivo di una secondogenita, le hanno regalato il suo primo Cicciobello. Se lo portava dappertutto.
Mia sorella aveva tre anni quando è arrivato il bambolotto dentro un passeggino bellissimo tutto azzurro. Con lenzuolino e copertina creati da nonna con le sue manone sante (perché le mani delle nonne degli anni Ottanta erano più grandi di quelle di oggi, vai a capire perché!).
Ovviamente io non potevo toccare il suo Cicciobello. Anzi, non potevo nemmeno guardarlo.
Quando andava all’asilo si assicurava che fosse ben nascosto. Anche se alla fine io lo trovavo sempre. Ma ero così terrorizzata che mia sorella potesse vedermi da chilometri di distanza, che comunque non mi avvicinavo. Lo guardavo e sognavo di avere anche io il mio Cicciobello, ovviamente mai arrivato, e devo ancora capire perché. Anzi, prima o poi metterò alle strette mia madre per chiedere spiegazioni.
Nonostante io sia cresciuta, pensate che la voglia di avere un Cicciobello sia passata? Assolutamente no. Non perdevo mai occasione per regalare a ogni figlia o figlio di amici, parenti, colleghi, conoscenti qualcosa di Cicciobello. Perché con la scusa che dovevamo aprire il regalo e testarlo, ci potevo giocare un po’ anche io. E tornare bambina sognando un Cicciobello tutto mio. No, regalarmelo da sola non aveva senso. E nessuno ci è mai arrivato che quello è sempre stato il regalo perfetto da farmi.
Finalmente, un Cicciobello tutto mio… anzi, nostro!
Per fortuna, però, poi è arrivata l’occasione che aspettavo da una vita. Comprare un Cicciobello per un esserino speciale con cui condividerlo. Il mio primo Cicciobello. Regalato a mia figlia.
Non so se fosse più emozionata lei o la sottoscritta nell’aprire quella carta colorata dove io già sapevo cosa contenesse, lei lo sospettava solamente. E quando ce lo siamo trovati di fronte bello come il sole, con tutto il suo corredino, carrozzina e passeggino, con quel caschetto biondo, gli occhioni azzurri e tutti i suoi accessori in tinta con il vestitino, quasi quasi non volevamo toglierlo dalla scatola per paura di sciuparlo. Eh sì, perché lei il primo Cicciobello lo ha ricevuto a 3 anni e mezzo. Io ho dovuto aspettare di averne 33 e mezzo. Ma l’importante è stato stringere finalmente tra le braccia quel bel bambolotto e prendersi cura di lui. Perché il primo Cicciobello non si scorda mai. E se è condiviso con tua figlia, la gioia e le emozioni sono ancora più belle da vivere.
Da allora ne sono arrivati tanti altri a popolare la famiglia di bambolotti che ormai occupa tutto il letto di mia figlia. Anzi, poi è arrivata anche una sorellina! Così la gioia di giocare con Cicciobello ora si è triplicata. E io ho fatto pace con Babbo Natale: che poi, mica mi offendo se mi fa una sorpresa e la notte del 24 dicembre me ne lascia un altro sotto l’albero…
Patrizia