Quando stringi per la prima volta tua figlia tra le braccia, la tua primogenita, magari tanto attesa, non ti immagini di quanto il tempo possa volare in fretta. Te lo dicono tutti, ma finisce che ti autoconvinci che a te non capiterà. Che avrai tutto il tempo di goderti gli anni che passano. E invece volano e non nel senso figurato del termine.
Sembra ieri che la portavi a casa per la prima volta ed oggi ti ritrovi già una ragazzina responsabile, cresciuta, che non è più la bambina di un tempo. Anche se il visino e il sorriso sono rimasti quelli della tua adorata piccoletta.
L’evoluzione del gioco infantile con Cicciobello
Ci sono tanti segnali che ci possono suggerire di quanto i nostri figli stiano crescendo. I vestiti che non stanno più, il continuo comprare scarpe sempre più grandi, i problemi che da piccoli diventano sempre più importanti (e tu che non ci credevi quando tua madre ti diceva “Bambini piccoli, problemi piccoli. Bambini grandi, problemi grandi”) e i gusti che cambiano. Le trasformazioni sono tante, nell’aspetto fisico e nel carattere. L’altro giorno, però, mi sono resa conto che mia figlia era cresciuta da un altro aspetto, sul quale non mi ero mai soffermata: il suo comportamento in relazione alle attività ludiche con i suoi Cicciobello.
La mia bambina ha sempre amato giocare con i suoi bambolotti e adesso condivide i suoi Cicciobello con la sorella di quasi quattro anni più piccola. Vedendole giocare insieme, però, mi sono proprio resa conto che è profondamente diverso il modo con cui le due bambine si divertono e interagiscono con le loro bambole. Se entrambe giocano a fare la mamma, la piccola è un po’ più “disattenta” e tratta i bambolotti per quello che effettivamente sono, dei giocattoli (anche se fa finta di prendersi cura di loro con tutta l’attenzione del caso). Ma in realtà se ne occupa con poca considerazione, non prendendosi quella responsabilità che, invece, ogni genitore ha nei confronti di un bambino vero. Mentre la grande, che da piccola faceva esattamente come lei, crescendo ha cominciato a mostrare un’attenzione nuova nel prendersi cura dei suoi Cicciobello.
Il gioco e i suoi cambiamenti nello sviluppo infantile
Mia figlia oggi ha quasi nove anni. Certo, è ancora una bambina che cerca le coccole e che ama giocare. Tanto, tantissimo, molto più di molte sue amichette. Eppure, ha già qualche atteggiamento da grande. Vuole essere chiamata ragazzina e non più bambina. E si prende già quei suoi spazi di autonomia (che alla sua età le spettano di diritto) sperimentando la libertà di scegliere e di sbagliare. Questo si riflette anche nel modo di giocare con Cicciobello; in quanto essendo ormai grande, non lo tratterà più come un suo pari ma come un piccolino di cui prendersi cura.
Lo cambia, lo veste, si preoccupa che abbia il cappellino e che sia vestito bene per uscire di casa e non prendere freddo. Gli prepara lo zainetto dei giochi, il necessario per la pappa e per il bagnetto. Lo tiene facendo attenzione alla testa, come si fa effettivamente con i bambini molto piccoli.
Invece, fino a poco tempo fa, poco importava se per sbaglio o disattenzione lo teneva a testa in giù o gli infilava entrambe le gambe in una sola parte del pantaloncino. Non ci faceva caso, anzi, quando glielo facevi notare faceva spallucce, come se non fosse importante. Mentre ora è fondamentale che tutto sia a posto, quasi perfetto, quasi come se Cicciobello fosse reale, un bambino realmente bisognoso delle sue cure, perché lei è più grande ed è compito degli adulti prendersi cura dei più piccoli.
Guardandola mentre giocava di fianco alla sorella, che inevitabilmente cercava di copiarla in tutto e per tutto (ed è per questo che la secondogenita cresce ancora più velocemente della prima, con buona pace di mamma e papà), l’ho vista proprio più cresciuta nei suoi atteggiamenti. E un po’ più simile a me.
Mi è venuto da pensare che i bambini crescono con i loro giocattoli preferiti. Lei è cresciuta con il suo Cicciobello: prima da suo “eguale”, neonato e infante piccolo come lei; oggi, invece, è il suo bambino e lo accudisce come fosse la sua mammina, una premurosa sorella maggiore.
Una lacrimuccia è inevitabilmente scesa mentre le guardavo giocare serene e spensierate. Perché sì, il tempo passa velocemente ma per fortuna rimangono i ricordi di quello che è stato e le speranze di quello che verrà. Nel mentre, godiamoci il momento, prima che ci sfugga dalle mani.
Patrizia