Nel capitolo precedente: Candito, un cagnolino senza famiglia, racconta a Cicciobello Bua di aver incontrato Dalila, una simpatica ragazza amica di tanti cagnolini come lui.
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Il primo giorno e la prima notte sono volati bene. Mi sono accucciato vicino ad una cagnolona di nome Rosy e mi sono addormentato felice. Dalila mi aveva spiegato che il posto dove mi trovavo si chiamava canile e in questo luogo ci stavano i cagnolini che, come me, gironzolavano in giro per il mondo alla ricerca di qualcosa. Qui, al canile, i cagnolini trovavano cibo e acqua (e qualche carezza dagli umani) però non potevano più gironzolare… Mi è piaciuto subito quello del cibo, io ho sempre fame, ma non ho capito perché dovevamo per forza star chiusi.
Le volontarie passavano spesso a trovarmi ed io facevo loro tante feste scodinzolando felice. Poi se ne andavano ed io tornavo vicino alla vecchia Rosy che sonnecchiava nella sua cuccia. La Rosy mi ha raccontato che, come tanti altri cagnolini, era lì al canile da tanto, tanto tempo. Aveva passato giorni e giorni sperando che qualche umano si accorgesse di lei ma, nel tempo, aveva capito che lei era troppo vecchia e quindi si era rassegnata a convivere con i volontari che la facevano sentire amata.
Mi ha anche detto che, all’inizio, quando è arrivata, aveva tanta voglia di scoprire il mondo. Infatti più di una volta aveva escogitato la fuga con altri cagnolini, facendo delle strategie molto interessanti…
Strate… strate-cosa?
Cicciobello le strategie… la Rosy e gli altri studiavano dei piani di fuga!
Ohhhh quanto sei intelligente! E che belle parole che conosci…
Dai, è che tu sei piccolino. Vedrai che presto imparerai tante cose belle! Adesso però continuiamo con la storia?
Si, sì. Vai avanti!
Il mattino dopo sarei voluto tornare dai miei amici. I bambini dello scuolabus giallo. Ma non sapevo come fare per uscire da li. Dalila era tornata a trovarmi e, insieme alla veterinaria, hanno deciso di darmi un nome. Napoleone. Che strano nome, decisamente non mi piaceva ma ormai era andata. Comunque, a me non piaceva, quindi se qualcuno diceva Napoleone io nemmeno lo ascoltavo… Ho capito di essere piccolo, tanto piccolo, perché quando guardavo gli altri cani sapevo che erano esperti. “Sorbole, qui sono tutti carichi di esperienza, potrò cavarmela da solo?” mi dicevo. Meno male che c’era Rosy, così quando mi sentivo infreddolito e solo, mi avvicinavo a lei…
Durante il giorno c’erano sempre in giro umani che pulivano, sistemavano e ci controllavano che stessimo bene. Venivano anche tante persone a trovarmi e Dalila passava a farmi una carezza tutte le volte che poteva…
Un pomeriggio, era già passato tantissimo tempo (almeno 3 giorni!) Dalila mi ha liberato lasciando che mi facessi un giretto e, mentre scodinzolavo felice davanti alla gabbia di un altro amico peloso di nome Rufus, mi si è avvicinata un’umana che ha iniziato a parlarmi ed accarezzarmi: “soch, ma come scei bello! Mo scei dolzissimo… mo guarda Dalila, mo va che occhi che c’ha sto cosino qui… mo che bello che scei… mo come ti chiami?”
Scusa ma che lingua è?
Eh, Cicciobello, non lo so… in tanti umani parlavano con un accento strano ma lei era incredibile credimi…
Sì? E tu cosa le hai risposto?
Eh, Cicciobello..
Io la guardavo ma non capivo niente di quello che diceva ma sono sicuro che stesse facendo riferimento al nome… così ho deciso di far finta di niente (non le avrei MAI detto che mi avevano chiamato Napoleone…) così l’ho guardata negli occhi, spalancando i miei il più possibile sbadigliandole in faccia e lei: “mo daaaai… mo come scei beeello? E come scei dolze??? Sciii scii mo è proprio dolze come un candito questo canino… vero? Vero??” e lo continuava a dire a me, proprio a me!! Io ero contento, sì perché mi faceva tantissime coccole e poi mi parlava con quella voce dolcissima e melodiosa… e girandosi verso Dalila ha continuato “Mo dai Dalila, quescto canino è proprio dolcissimo e tanto bello: dovremmo proprio chiamarlo Candito… anche perché fra pochi giorni è Natale, e lui è proprio dolze come un candito di Natale”.
Così la zia Donatella, perché questo era il nome di quella umana stravagante e gentilissima, ha iniziato a presentarmi a tutti gli umani che si avvicinavano a salutarmi con il nome di Candito… e tutti hanno iniziato a chiamarmi proprio così, Candito, e a me piaceva. Mi piaceva tanto. Così se mi chiamavano io mi mettevo a correre felice e mi facevo fare le coccole da tutti gli umani e, ad un certo punto, fra le tante carezze dei visitatori ho incrociato i suoi occhi… scuri come il carbone, vivaci come quando mi rotolo nel fango e gentili come una carezza…