Nel capitolo precedente: Candito è un cagnolino molto speciale che il giorno di Natale fa la conoscenza di Cicciobello Bua e inizia a raccontargli la sua storia. Clicca qui per leggere l’Antefatto.
20 dicembre 2018
Non mi ricordo la strada che ho fatto, come già succede da qualche mattina, mi ritrovo alla fermata dello scuolabus per salutare i miei amici. Sono tanti piccoli umani rumorosi, giocherelloni e sorridenti, alcuni un po’ più assonnati di altri. Hanno sempre uno zainetto sulle spalle e salgono dentro quel pulmino giallo guidato da un signore: ho sentito dire che li porta a scuola. Lo diceva un bambino paffutello con i capelli rossi e le lentiggini. Lo stesso bambino che mi ha visto per la prima volta e mi ha fatto giocare, regalandomi tante coccole e carezze. Così ho deciso di passare di qui tutte le mattine, alla stessa ora, a salutare lui e tutti gli altri amichetti da cui ricevo tante carezze e tante feste.
Io sono felice di incontrarli. E sto qui, seduto alla fermata del bus a guardarli fino a quando salgono tutti e partono con lo scuolabus. Aspetto che lo scuolabus giri l’angolo e poi vado.
Non so bene dove, ma vado.
Corro, con le orecchie al vento, libero e felice. Sono piccolo e un po’ goffo però correre mi piace tanto, almeno quanto mi piace annusare. Annuso tutto e a volte mi si gela anche il nasino dal freddo che fa…
“Sai Cicciobello, il periodo era più o meno questo, era il mese di dicembre e faceva molto freddo.”
La notte mi accuccio da qualche parte, per ripararmi dal freddo, non mi ricordo più dove sono la mia mamma e i miei fratellini. Forse li sto cercando, ma non so come e dove…
Da qualche giorno faccio avanti e indietro nelle campagne, non mi ricordo bene da dove sono partito ma so che tutti i giorni devo andare lì, alla fermata dello scuolabus, a salutare i miei amici. Ieri ho visto anche una ragazza più grande, che mi fissava e mi sorrideva. Poi si è avvicinata, mi ha accarezzato e detto tante belle parole. Mi ha chiesto da dove arrivassi e perché ogni giorno venivo alla fermata del bus… ma non avevo risposte. Così oggi, dopo un po’ di titubanza, la ragazza non ha aspettato che lo scuolabus girasse l’angolo e mi ha preso in braccio.
Ha un buon odore e mi fa tantissime carezze. Ho deciso di lasciarmi andare alla sua voce gentile… mi piacciono tanto gli umani, hanno una forma strana, non hanno la coda e parlano tanto. Ma quando li guardo sento che è con loro che devo stare…
“Sono belli gli umani, è vero! Ma questa ragazza dove ti ha portato?”
“Cicciobello abbi pazienza, ora ci arrivo…”
Dalila, è così che si chiama la ragazza che mi ha trovato, mi ha portato in un posto grande, pieno di tantissimi cagnolini come me che abbaiavano, piangevano, giocavano e si rotolavano per terra. Appena li ho visti ho pensato di andare a giocare con loro ma Dalila mi ha portato dentro una casetta dove ho incontrato una signora con un camice bianco. Inizialmente mi sono spaventato moltissimo ma questa signora si è poi rivelata molto gentile: mi ha accarezzato e mentre mi parlava, mi controllava i dentini, le orecchie, il pancino… ha detto a Dalila che avevo al massimo tre mesi, ma che ero sano come un pesce. Ha detto anche che ero un meticcio e Dalila, sorridendo, ha affermato che somigliavo ad un piccolo segugio… Io non ho capito cosa volesse dire ma, visto che mi era tanto simpatica, ho deciso di scodinzolare tantissimo dalla felicità e riempirle la faccia di bacini. La signora gentile, che mi ha poi confidato essere la dottoressa, mi piaceva proprio come Dalila. Anche lei aveva un buon odore, quindi ho deciso che, sì, sarei tornato ancora a trovarla…
Dopo la visita, Dalila mi ha accompagnato in un recinto con il prato dicendomi che sarebbe ritornata presto a trovarmi e se n’è andata.
Io mi sono ritrovato lì, in mezzo a tanti miei simili non sapendo bene cosa fare. Gironzolavo e mi guardavo in giro. Ogni tanto incrociavo qualche umano che mi regalava una carezza e mi diceva quanto fossi dolce, al che io scodinzolavo felice. Era quello che mi piaceva fare di più: scodinzolare felice agli umani e stare con loro!
Adesso però, me ne sarei andato volentieri via, ma… dov’era l’uscita?